e le note vengono aggiornate di quando in quando)
lunedì 26 aprile 2010
Perugia 2010 - Post scriptum
La mia giornata di rientro inizia con un'involontaria buona azione. Alla stazione del minimetrò del Pincetto, il capolinea per il centro città, seguendo il suggerimento di Gianna, al posto delle scale mobili per scendere all'ingresso del trenino metropolitano uso l'ascensore inclinato. Il minimetrò di Perugia è un vero capolavoro di funzionalità urbana a impatto ambientale del tutto irrilevante. In 5' ti posta dalla stazione ferroviaria in centro e viceversa. I suoi vagoncini argentati scivolano discreti attraverso i condomini di Fontivegge e penetrano le viscere rocciose dell'acropoli umbra. All'uscita del minimetrò vedo un corpulento e barbutissimo viandante che porta sulla spalla una custodia di chitarra. Mi si avvicina, e con gentile accento sconosciuto mi chiede se gli posso cedere il biglietto del bus. "Volentieri", dico, "ma non credo che possa funzionare". Si tratta di tesserine magnetiche, la cui banda viene letta sia all'ingresso che in uscita dal circuito metropolitano. Immagino quindi siano biglietti one-shot, validi per una sola corsa. Comunque, accondiscendo, e consegno al mite girovago quello che per me è ormai un'inutile cartaccia. Mentre mi avvio verso il binario che mi riporterà a casa, però, non mi trattengo dal verificare se il mio gesto abbia sortito l'effetto desiderato. L'uomo dei boschi dà in pasto la tesserina al magnetico lettore e come fosse la soglia della grotta di Alì Babà, le porte magicamente si dischiudono consentendogli l'accesso. Proseguo soddisfatto. Il trenino che mi porterà a Firenze arriva in stazione puntualissimo e inizia ben presto a circumnavigare il Trasimeno. Magione dei Templari, Passignano, Tuoro, sempre con gli elefanti di Annibale alle calcagna. Al mio arrivo in S. Maria Novella, un milite dell'esercito della salvezza con auricolare bluetooh indossato attende impettito il suo convoglio. Porta un'uniforme da maresciallo sovietico, padellone compreso. Nera bordata di rosso (tale quale la new mise dei controllori di Trenitalia). Due grandi S color argento appuntate sul bavero della giacca. Salendo in vettura mi rendo conto che la cabala informatica mi ha assegnato il medesimo posto che occupavo sei giorni fa, quando sulla stessa argentea freccia discendevo verso la Capitale. Coincidenze elettroniche... Confrontando il resoconto del mio soggiorno, che è riportato in queste pagine con il programma del Festival Internazionale del Giornalismo, si noterà che ho disertato gli eventi di maggior richiamo (Travaglio, Scalfari, Mentana, Al Gore e Roberto Saviano). E' stata una scelta consapevole di cui sono oltremodo soddisfatto. "Che mi può dare di più Travaglio stasera?". Così diceva uno dei tanti che come me aveva scelto un appuntamento concomitante con la performance del caustico Marco. Intendeva dire che già ne abbiamo letto i libri, ascoltato le esternazioni televisive, condiviso gli editoriali. Abbiamo avuto e avremo fortunatamente ancora modo di approfondire e plaudere al Travaglio-pensiero. E' pratica sadomasochista sottoporsi a una fila estenuante per tentare di accedere al teatro dove sono ospitati questo genere di eventi. Ed è altrettanto temerario seguire gli incontri sul maxischermo esterno, dove gelide folate mettono a repentaglio l'ugola. Tutti gli appuntamenti proposti dal Festival sono altrettanto goduriosi. La loro sovrapposizione rende necessaria una serie di scelte. Proprio come a Pordenonelegge. Salvo che qui l'organizzazione va che è una meraviglia, i contenitori per i singoli appuntamenti sono funzionali e capaci, la città offre con naturalezza la propria ospitalità, le bellezze artistiche, i servizi. Ho colto dal ricco elenco di proposte affidandomi all'istinto e non sono rimasto deluso. Volevo abbinare alcune escursioni urbane e sono riuscito a incastrare tutte le tessere del mio puzzle. Volevo evitare le falangi liceali in gita scolastica, le coorti senili con guida autorizzata, le greggi di turisti a caccia di souvenir. E' andata al di là di ogni più benevola intenzione. Mi sono stancato e sono riuscito a riposarmi. Ho lasciato che questa incantevole città mi sorprendesse e mi gratificasse con il suo accogliente abbraccio. Mi sono aperto all'imprevisto e all'incognito e ne ho avuto conveniente mercede. Ho detto a Gianna che ritornerò a trovarla. Ed è un impegno che intendo mantenere.
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