e le note vengono aggiornate di quando in quando)
mercoledì 3 dicembre 2014
Montefeltro Memories - Uno
I russi hanno una cultura fisarmonicistica inarrivabile. Da loro lo strumento si studia in conservatorio fin dalla notte dei tempi e oggi possono vantare una scuderia sconfinata di talenti. Così, metto in sottofondo una sonata di Bach eseguita al bajan da un virtuoso bielorusso e parto in direzione di San Leo. La musica saprà stemperare le tensioni del traffico provocate dalle numerose meduse impegnate alla guida di mezzi al di sopra delle loro possibilità. Seguono le ironiche melodie di Cochi & Renato, retaggio del tempo in cui si portavano i calzoni corti. Nel corso degli anni, mi sono confezionato delle compilation in mp3, masterizzando su ogni CD all'incirca una ventina di album, che mi accompagnano soprattutto nei viaggi più lunghi. Oggi ho ritrovato una raccolta di canti degli emigranti di Gualtiero Bertelli, che acquistai in occasione di una delle serate all'ex CERIT. Una stagione irripetibile di entusiasmo e partecipazione, quando a Pordenone un caporedattore del Gazzettino ed altri volenterosi vollero rendere di nuovo vivo e utile un esperimento industriale fallito di cui rimanevano ormai soltanto le ossa calcinate. Ma le stagioni passano, e ormai saran rimaste forse le ceneri. L'albergo che mi ospiterà nel mio ennesimo soggiorno in Montefeltro si chiama Osteria Belvedere. E non occorre aggiungere altro, perché già il nome racchiude in sé la migliore descrizione del locale. Siamo in un triangolo magico, a cavallo fra la vita notturna della riviera romagno, le Marche, l'Umbria e la Toscana, dove l'ondulato paesaggio chiazzato dei colori autunnali che ha ispirato nel corso dei secoli schiere di artisti si coniuga con l'arte di ben mangiare e bere. Lasciata l'autostrada con il locale megastore IKEA e percorsa per un tratto la Valmarecchia, si giunge a San Leo, inerpicandosi lungo un tragitto ondulato e ascendente che fa ansimare la mia auto dalla cilindrata buona soltanto per rettilinei asfaltati e pianeggianti. Il borgo sorge su un massiccio roccioso inaccessibile, sul quale lo Stato della Chiesa costruì il suo carcere di massima sicurezza, la fortezza celebre per avere ospitato il conte di Cagliostro. Secondo la tradizione, i Romani edificarono sul monte un tempio intitolato a Giove Feretrio, dal quale la località avrebbe preso il nome Mons Feretrius, divenuto poi Montefeltro ed estesosi a tutta la regione circostante. L'ostessa che mi accoglie, si rivela ben presto una romagnola pronta alla chiacchiera e non mi molla più. Salvo che ormai, ho sviluppato abili tecniche di sganciamento e riesco a ottenere la chiave della camera, il pass per la ZTL e un posto macchina comodo comodo, in faccia all'osteria. La giornata non è delle migliori. Le previsioni di Repubblica davano per oggi “deboli piogge”, ma, evidentemente, i meteorologi telematici si sono sbagliati ancora una volta. Vien giù a secchiate e le splendide colline tutt'attorno sono avvolte da una bruma spumosa. La prima volta che venni da queste parti fu nel 2005, dieci anni fa. Frequentando i Buskers, a Ferrara, appresi che un festival analogo si svolgeva a Pennabilli, che è poco distante da qui. Il nome del posto valeva da solo una visita. Così, mi presi un paio di giorni di ferie e mi avventurai in una rapida ricognizione. Era novembre e quando arrivai a Frontino, nell'albergo ricavato da un vecchio monastero posto in cima a un colle; il sole splendeva illuminando l'incantevole paesaggio. La mattina dopo, tutto era ricoperto da una spessa coltre di neve. Scendere dal passo della Cantoniera per arrivare a Pennabilli senza catene fu un'impresa temeraria, ma ne valeva la pena. Quivi trovai la magia di Tonino Guerra, la sua casa-museo e la strada delle meridiane, il colle coi cilindri da preghiera tibetani, il curioso museo dell'informatica. Raccolsi le informazioni che mi sarebbero servite la primavera successiva, per frequentare il festival. In quei pochi giorni feci una sortita veloce anche a San Leo e salii alla Rocca, curioso di vedere la cella di Cagliostro. Acquistai vini e salumi e visitai in fretta e furia anche la vicina San Marino. Questa volta posso fare tutto con maggiore calma. La camera che mi hanno assegnato porta il numero 3. Alle pareti, una riproduzione di Tamara de Lempicka e una stampa giapponese. Il forte incombe premuroso sul borgo e si staglia fra la nebbia, visibile da ogni punto. Specie dalla finestra di camera mia. Le premesse sono confortanti. E non nevica. Almeno per ora.
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