(dove il viaggio non segue soltanto un itinerario terrestre
e le note vengono aggiornate di quando in quando)
Montefeltro Memories - Appendice storica

San Leo, come Perugia, si trovano in terre che hanno conosciuto un pluriennale dominio papalino, e i sentimenti anticlericali qui si suggono col latte materno. Lo si intuisce leggendo il testo di questa lapide, murata sulla piazza Dante. Istigato dalla conversazione avuta con la locale assessora al turismo, nel fornito bookshop del Museo di arte sacra avevo acquistato un libriccino che prometteva di illustrare le tappe feretrane di San Francesco. La copertina lasciava intuire una ristampa anastatica, e questo ha contribuito a maturare la decisione di acquisto. Iniziandone la lettura, mi sono ben presto avveduto che la pubblicazione conteneva un interessante saggio di storia locale, pubblicato in origine nel 1926, di cui mi piace condividere alcuni passaggi, allo scopo di meglio inquadrare questo territorio in cui ogni pietra rimanda a vicende e personaggi che ognuno ha studiato sui libri di scuola. Prima di uscire per l'ultimo tour fotografico, mentre facevo colazione, ne ho parlato anche con Giancarlo, che in questi giorni mi ha dimostrato il suo interesse per la storia locale e una conoscenza superiore alla media di informazioni e notizie di cui vanno ghiotti i viaggiatori avveduti. “Poi, quando vado a prendere il pane, vado a comprarlo” - ha sentenziato risoluto. Dandogli conto di quel poco che ricordavo, ero evidentemente riuscito a stuzzicarne l'interesse
Sulla destra del Marecchia, quasi nel centro della regione Feretrana, tra la Toscana e Rimini, s'eleva al cielo uno scoglio, cinto di bianche ed erte rupi, che ha un circuito di circa 3 chilometri.Vi si accedeva anticamente per due malagevoli strade: una che girava sotto la Rocca, da est a nord, intagliata a spirale nel vivo sasso, e sboccava in Valsanta. Da gran tempo è franata (…)
Un'altra strada, anch'essa ripida e tortuosa, metteva da sud-est alla città. In luogo di questa, fu costruita nel secolo passato l'attuale strada carrozzabile, abbastanza comoda (…)
Leo e Marino sono stati i primi apostoli del Montefeltro, i primi banditori del Vangelo, i primi portatori della civiltà cristiana, in questa feltria terra. Vennero da Arbe, la graziosa isola e città romana e dogale della Dalmazia, sugli albori del secolo IV (…)
Era il tempo che Giove Diocleziano ed Ercole Massimiano suo degno collega, l'uno imperatore d'oriente, l'altro, lanciavano contro i Cristiani editti di persecuzione e di sterminio (…)
Anche a Rimini Leone e Marino trovarono dei Cristiani condannati al lavoro del porto e delle mura; ed essi li sovvennero delle loro sostanze e li confortarono a patire per Cristo nella speranza dell'eterna Corona. Poi ambedue, “non sappiamo se cercando materiali al lavoro o fuggendo ira di persecutori” salirono sul monte Titano, la cui pietra è molto pregiata per le costruzioni (…)
Marino ebbe poi in dono quel monte da Felicita, matrona romana, cui guarì il figlio Vero e convertì alla fede cristiana. Intorno a lui si raccolsero altri compagni di lavoro e di fede. Così ebbe inizio la piccola, ma gloriosa Repubblica che, superstite al crollo dell'Impero Romano, alle incursioni dei barbari, alla bufera napoleonica, può oggi vantarsi di essere il più antico stato d'Europa. Leone si ritirò sul vicino monte Feretrio, che poscia da lui prese il nome e fu il primo Apostolo del Vangelo nel Montefeltro.
Aggiungo quest'altro passo che spiega l'origine del toponimo “Montefeltro” e che ha incuriosito dimolto il mio ospite leontino, risolvendolo ad acquistare una copia del libretto
La stessa parola Montefeltro è d'origine assai antica. C'è chi la vuol derivata da una radice umbro-sabellica: fell=pecora, e eter=monte, ossia=monte pecoraro, allusione alla vita pastorale degli antichi nostri. Così cadrebbe l'opinione comune e tradizionale che la fa derivare da Giove Feretrio, in cui onore i Romani avrebbero innalzato un tempio anche sul monte di S. Leo (…)
Che ci fosse un tempio pagano, i cui ruderi furono adoperati in parte nella costruzione della Cattedrale di S. Leone (sec. XII), in parte dai Malatesta per la chiesa di S. Francesco in Rimini, è indubitabile, ma pare che fosse dedicato alla dea Fonta.
Nessun commento:
Posta un commento
se sei un utente anonimo, ricorda di aggiungere in calce il tuo nome ;-)