(dove il viaggio non segue soltanto un itinerario terrestre
e le note vengono aggiornate di quando in quando)

lunedì 8 dicembre 2014

Montefeltro Memories - Happy End

Motivo e pretesto per la mia ennesima calata in Montefeltro sono stati i mercatini di Natale di Sant'Agata. Perciò, malgrado la nebbia e una fastidiosa pioggerella (che diventerà più tardi ben più aggressiva), devo inerpicarmi di nuovo fin lassù. Vuolsi così colà... Conosco bene le strade di queste lande, a rischio continuo di mal di mare. Non c'è nemmeno l'ombra di un sia pur breve tratto rettilineo. Se non son tornanti, si sale, si scende in continuazione, lungo percorsi ostinatamente curvilinei. Ogni breve spostamento si trasforma dunque per il viaggiatore ospite in una faticaccia. Perfino google maps, nello stimare il tempo di percorrenza del tragitto San Leo-Pennabilli (saranno una ventina di km) pronostica tre quarti d'ora buoni senza fare nemmeno una piega. E' un territorio che si difende da sé, questo, come le Langhe. Osteggia il proprio attraversamento e rende difficile agli umani insediarsi. Only the brave... Le condizioni delle strade, poi, non sono delle migliori. Vuoi le frequenti frane, che rendono i cigli quanto mai cedevoli, vuoi le gelate invernali e le abbondanti piogge d'autunno, che feriscono l'asfalto, vuoi l'estensione della rete, che evidentemente non rende possibile intervenire subito dappertutto (per il combinato disposto della spending review mista alla scarsa disponibilità di risorse finanziarie), ogni spostamento diventa un'avventura. Aggiungici la nebbia, la pioggia insistente e l'oscurità di queste giornate più prossime all'inverno che autunnali, e poi sappimi dir come starò... Comunque, ne valeva senz'altro la pena. Per Sant'Agata, intendo. Mi mancava da visitare il piccolo teatro all'italiana, con tre ordini di palchi. Un vero gioiellino, nel quale, in occasione dei mercatini, la Pro loco ha allestito una piccola mostra di abiti da scena delle più note opere verdiane, complice l'Opera di Roma. Fra le bancarelle, è vero, si rivedono oggetti già noti, però a Sant'Agata c'è un quid che qualifica la manifestazione. Le tele di canapa stampate secondo le tecniche di Gambettola, le ceramiche di Deruta, gl'infiniti oggetti scaturiti dalla fantasia artigiana dei bricoleur locali. Un manipolo di pastori bergamaschi, travestiti da Scotts Pipes, con tanto di kilt (le mutande, chissà...) e cornamuse, marciano lungo le vie del paese sotto la pioggia scrosciante, rallegrando l'ambiente. Ci sono gli zampognari, come fare senza? E una distesa di gazebo che offrono innumerevoli possibilità di sfamarsi, dissetarsi e levarsi più di qualche sfizio goloso. Ritrovo, appena giunto sul posto, il monumentale bottegaio che ieri, al mercato di Pennabilli mi ha rifornito di formaggi per un anno almeno. Completati gl'immancabili acquisti, rientro a San Leo per mangiar polenta e funghi. All'ingresso del museo di arte sacra ritrovo l'assessora al turismo, che ci tiene a sottolineare la sua fresca nomina (maggio). Siamo colleghi. Nel senso che per pagare le bollette pratichiamo la medesima professione. E si finisce per intrattenersi a lungo sulle cose da fare. Spunti, suggerimenti e scambi d'opinione non mancano. Mi viene chiesto l'indirizzo mail per successivi aggiornamenti sulle iniziative in cantiere. La pieve romanica e il Duomo di San Leone racchiudono nelle pietre di cui sono fatti una sobria eleganza, una bellezza classica e austera. Una volta liberatomi dalle frettolose visite dei turisti della domenica, il sacro silenzio della cattedrale si presta a meraviglia per far da sala di scrittura. Ho sempre al seguito del materiale per gli appunti. E così è arrivato il momento di prendere congedo da questa valle incantata, dalla sua gente ospitale, dalle meraviglie dell'arte e della storia, dai percorsi dello spirito. Rinfrancati nell'anima e nella pancia. Domani si punterà la prua verso nord, rassegnandosi alla cattività degli spaesanti rettilinei autostradali. C'è già un sacco di lavoro che mi aspetta.

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