(dove il viaggio non segue soltanto un itinerario terrestre
e le note vengono aggiornate di quando in quando)

sabato 1 aprile 2023

To2023 - Prima giornata

Diego mi aspetta a Porta Susa. È arrivato da Pinerolo per rivedermi dopo non so più quanti anni. Franca e Luca passeranno di lì a recuperarci in auto per raggiungere la stazione di Sassi, da dove parte il tram a cremagliera per Superga. Dopo essermi aggiudicato la tessera dell'abbonamento musei nell'efficiente ufficio turistico di Piazza Castello, mi dirigo a piedi, guidato dal navigatore di Google lungo via Pietro Micca. Passando sotto quei portici imponenti su cui si affacciano eleganti palazzi con le loro balaustre in ferro battuto, posso soltanto immaginare la meraviglia di chi proveniente da un remoto villaggio di montagna li percorse per la prima volta. Mentre immagino i miei genitori e i loro amici del paesello nel loro primo contatto con la grande città, da una fisarmonica mi arrivano le note di Moliendo Cafè. Passo di fianco alla Cittadella di Pietro Micca e poi, su via Cernaia, raggiungo la grande caserma, scuola per gli Allievi Carabinieri. Per edificare la basilica fu necessario sbancare il colle di Superga, riducendolo nell’altezza di una quarantina di metri. I detriti furono trasportati a dorso di mulo fino ai piedi della collina, là dove, appunto, si trova oggi la stazione di Sassi. I due vagoni della "tramvia a dentiera" si riempiono velocemente. Del resto, è domenica e, anche se il clima non è del tutto primaverile, la gitarella fuori porta a respirare un po' di aria pulita ci sta tutta. Lungo la breve salita il paesaggio urbano scompare, rimane sullo sfondo, distante. Si attraversano prati, giardini, orti di villette disposte sui fianchi del colle, che trasmettono una sensazione di grande serenità. In occasione del mio primo, memorabile, ritorno alle origini fu qui che venimmo in gita domenicale con Giulio, Gigliola, Erika e Gigia, gli amici che abitavano in Corso Dante 90. Allora come oggi rimasi colpito da quella specie di monumentale Vercingetorige che sorge nel parcheggio delle auto e che vuole essere una rappresentazione mitologica, francamente discutibile, di Re Umberto I. La visita alla cappella delle tombe reali si è rivelata una gran bella sorpresa, anche per merito della guida volontaria che ci ha accompagnato nell'itinerario, condendo l'illustrazione dei sarcofagi con divertenti note di colore. Balengo. pronuncia: balengu traduzione: scemo. Questo è il titolo di un curioso libretto che ho trovato in edicola. Imprecazioni, qualche parolaccia, contumelie, epiteti che fra un po' non saranno più detti. Da leggere soltanto nelle fasce orarie protette, si ammonisce nella premessa. Il volume si preannuncia fonte di salaci godimenti. Iniziando a sfogliarlo ci si imbatte nel termine picio, pronuncia: piciu; significato letterale: pene... poi vedremo tutto il resto.
Il significato "traslato" della parola, comunque, è piuttosto chiaro e non lascia adito a molti equivoci al riguardo: persona stupida e boccalona, definita chiaramente in modo non molto educato con un linguaggio che qualche erudito definisce "itifalico" (beato lui). Insomma, un cazzone tout court. La parola dialettale che più le si avvicina, per assonanza, è il lombardo pirla, che anche letteralmente (e itifallicamente) vuol dire la stessa cosa (per inciso, loro usano anche la parola pistola, decisamente più "morbida", e spendibile anche in quegli ambienti "fini" che io non sono aduso frequentare). Sfogliando wikiqua e wikilà ho notato poi che i sopraccitati lumbard, non contenti di averci ciulato, con il loro espansionistico sgomitare, un sacco di cose (l'asse Torino – Milano funziona soltanto in un verso, che non è mai quello che punta nella nostra direzione), pretendono anche che picio sia di loro derivazione. Insaziabili! Non vi basta il pirla?

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