(dove il viaggio non segue soltanto un itinerario terrestre
e le note vengono aggiornate di quando in quando)

lunedì 13 giugno 2011

Cividale campanara

Questa volta ho deciso di dar retta (quasi del tutto) al mio fido navigatore intergalattico. E ne è valsa la pena. A un anno di distanza dalla mia precedente escursione nella città ducale (Il ponte del diavolo) verso ora di pranzo oggi ho ripreso la strada che conduce a Cividale. All'andata, seguendo le indicazioni dell'ordigno navigante, son riuscito a bypassare le secche urbane udinesi, a differenza dell'altra volta. Certo, quando puntando verso nord ho visto l'indicazione per Tarvisio mi ha colto una qualche apprensione, poi però ho ritrovato la retta via e son passato per Remanzacco. Fermo a un incrocio semaforico, ho notato l'indicazione per la caserma Lesa e sono riaffiorati i ricordi. Era il 1987, ero militare, e per la seconda volta mi toccò di far servizio di ordine pubblico ai seggi. A Remanzacco avevo il mio posto comando. La radio fornitami dal reparto, al solito, serviva a poco, così mi ero dovuto munire di gettoni telefonici (eravamo in un'era precellulare) e mi toccava fermarmi alle cabine telefoniche per mettermi in contatto col resto della banda. Allora ebbi una pensata: poiché le caserme dei carabinieri hanno anche una linea telefonica militare, feci in modo di concentrare le mie telefonate in prossimità di una loro stazione. Del resto, erano telefonate di servizio, e io ero pur sempre un ufficiale del loro stesso esercito, no? Proprio a Remanzacco, se non sbaglio, venne ad aprirmi un piantone che aveva un viso conosciuto. “Aurelio!”. Sì, dico, il tuo viso me lo ricordo, ma dimmi chi sei. Era Italo, un eccellente batterista conosciuto ai tempi dei Woityla Express, che velleità odontoiatriche e passioni femminili avevano poi distratto dall'attività musicale.

A Cividale oggi c'è il 51esimo raduno nazionale degli scampanatori. L'anno scorso, quando ci andai per la presentazione del libro sui Cosacchi, fu proprio un subitaneo scatenarsi di battagli a disturbare l'oratore di turno. Coincidenze. Arrivo durante una fase di pausa, mentre gli scampanatori sono riuniti sotto un tendone con i rispettivi accompagnatori. Magnano, bevono e cantano allegri. Ne approfitto per visitare il museo archeologico che un anno fa trovai chiuso. E' sorprendente la ricchezza di reperti ottimamente conservati e la quantità di monili preziosi racchiusi nelle teche del palazzo. Giunto al termine della visita chiedo di avere un catalogo dell'esposizione. “Magari!” mi risponde sconsolato uno dei custodi. Non esiste. Ma come? “Museo archeologico nazionale” c'è scritto. Manco un catalogo? No, vanno avanti con le fotocopie di alcuni opuscoli illustrativi, in attesa che la banca locale sponsorizzi la ristampa degli originali. “Lo scriva, lo scriva sulla scheda di valutazione della visita” mi sollecita l'altra sconsolata custode di bellezze antiche. Cosa vuoi che scriva? Ma l'hanno nominato il nuovo ministro? Questo nostro disgraziato Paese, dove ci si lamenta della crisi economica, si costringono giovani di talento a cerca fortuna all'estero perché posti di lavoro qualificati non ce n'è, dispone di giacimenti culturali che snobba, nel migliore dei casi per imperizia e miopia. “Abbiamo anche una serie di codici miniati, in deposito, sa?” Stupendo. Dice che qualche anno fa fecero una rapidissima mostra, tirandone fuori alcuni. Nel giro di pochi giorni, qualche migliaio di visitatori. Il custode sconsolato, apprezzando il mio interesse, si offre di accompagnarmi in una visita fuori programma nelle viscere del palazzo, quasi pronte per essere aperte alle orde di ragazzini in gita scolastica. Il terremoto del 1976, dice, a parte le vittime e i dolori che ha procurato, dal punto di vista archeologico è stato un toccasana. Dovendo rinforzare le fondamenta degli edifici, si è dovuto scavare. E, scavando, è saltato fuori di tutto. Ma come? Mi vuol dire che queste cose qua son venute alla luce 30 anni fa? E per 30 anni son rimaste a sonnecchiare in attesa che qualcuno le... riscoprisse? Si capisce, la scarsa disponibilità di fondi... E certo, fino a che non ci si renderà conto che la cultura è un investimento che può generare posti di lavoro e ricchezza economica, continueremo a trascurare il 70% del patrimonio artistico mondiale (la quota che detiene il nostro Paese); lasceremo crollare una dopo l'altra le domus di Pompei; faremo sì che i magazzini dei musei trabocchino di bellezze sottratte alla vista dei più solo perché non ci sono gli spazi espositivi, perché mancano le risorse per valorizzare tutto quel bendiddio. Alla ripresa del concerto campanario, la nostra interessante conversazione deve interrompersi e io mi lancio in un assordante tour cittadino. Scopro così che ci sono diverse tecniche per suonare le campane. Dal classico sistema a corda, alla più pratica tastiera in cui ogni campana del 'castello' è collegata a una leva, che il valente campanaro può prendere a pugni, ottenendone la melodia desiderata. Proseguendo la passeggiata scopro che le piazze di Cividale si sono trasformate in tante sale da concerto, dove i musicisti lavorano coi tappi nelle orecchie o con le cuffie antinfortunistiche. Si capisce, dopo una giornata di attività, senza le necessarie precauzioni uno rischia davvero di ritornare a casa... un tantino rintronato. Qualche foto, un ottimo gelato, registro spezzoni di concerto per la prossima realizzazione di un video (che mi piacciono tanto) e poi rientro. L'auto l'ho parcheggiata nello stesso posto dell'altra volta. A borgo S. Pietro, vicino alla caserma dell'Ottavo Alpini, là dove, nel 1987, aveva sede il posto comando della 'compagnia di formazione' (fidatevi, si chiama così: è uno dei tanti bizantinismi dei militari) di cui facevo parte per il servizio di ordine pubblico ai seggi. Oggi si vota per i referendum sull'acqua, nucleare e legittimo impedimento, e anche a Cividale han fatto un'ottima campagna pubblicitaria per sopperire alle negligenze (per non parlare di ostruzionismo) del servizio pubblico radiotelevisivo e delle Istituzioni (!).

Al rientro, il fido navigatore mi fa percorrere un altro tragitto. Passo per S. Marco, un incrocio con le case intorno. E la chiesa. Il 25 aprile di alcuni lustri fa venni qui per ascoltare uno degli splendidi concerti-conferenza di pre Gilberto Pressacco. Tre ore passate all'impiedi, perché ero arrivato tardi e in chiesa a momenti si faceva fatica a trovare uno spazio libero. Eh, sì, le performance di pre Gilberto erano gettonatissime, altro che rock star. I discanti aquileiesi, il canto in doppio coro, S'ciarazzule Marazzule, i Benandanti, la chiesa copta e il rito patriarchino, lo scisma dei Tre capitoli, i sabatari... mamma mia, quanti ricordi, quante emozioni, quanta suggestione.

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