(dove il viaggio non segue soltanto un itinerario terrestre
e le note vengono aggiornate di quando in quando)

martedì 17 novembre 2015

PAPALAGI

Tuiavii, un saggio capo indigeno delle isole Samoa, compì un viaggio in Europa agli inizi del secolo [scorso], venendo a contatto con gli usi e costumi del "Papalagi", l'uomo bianco. Ne trasse delle impressioni folgoranti che gli servirono per mettere in guardia il suo popolo dal fascino perverso dell'occidente. Erich Scheurmann, un artista tedesco amico di Hermann Hesse fuggito nei mari del Sud per evitare la prima guerra mondiale, raccolse questo tesoro di saggezza e lo pubblicò.

(dalla quarta di copertina)

Quel che segue è un brano di uno dei discorsi di Tuiavii (il cui testo risulta anche disponibile online in più versioni; qui c'è un documento in formato pdf con la riproduzione fedele di quel libretto).
«Il tempo mi sfugge», «II tempo galoppa come un cavallo!», «Datemi un po' di tempo!», questi sono i lamenti dell'uomo bianco. Dico che questa deve essere una malattia, perché, se anche il Bianco ha voglia di fare qualcosa che in cuor suo desidera, per esempio stare al sole o andare sul fiume in barca, oppure amare la sua ragazza, guasta quasi sempre il suo piacere fissandosi sul pensiero: «Non mi rimane tempo per essere contento». Il tempo ci sarebbe, ma lui anche con la migliore volontà non riesce a vederlo. Parla di mille cose che gli rubano il tempo, si piega imbronciato e scontento su un lavoro che non ha voglia di fare, che non gli dà nessuna gioia e al quale non lo obbliga nessuno tranne lui stesso. Se però improvvisamente si accorge di avere tempo, che ne ha a disposizione, o se un altro gli dà del tempo - i Papalagi si danno reciprocamente tempo in molte maniere: niente viene tanto stimato quanto questa attività - allora gli manca nuovamente la voglia, o è stanco per il lavoro fatto senza gioia. E di regola vuole fare il giorno dopo ciò per cui avrebbe tempo quello stesso giorno. Ci sono Papalagi che sostengono di non avere mai tempo. Corrono freneticamente qua e là, come se fossero posseduti dal demonio, e ovunque vadano fanno del male e creano spavento perché hanno perso il loro tempo. Questa ossessione è uno stato tremendo, una malattia che nessun uomo della medicina può guarire, che contagia molti e porta alla rovina. Poiché ogni Papalagi è posseduto dall'angoscia per il tempo, sa anche molto precisamente quante volte sono sorti la luna e il sole da quando ha visto per la prima volta la grande luce, e non solo lo sanno tutti gli uomini, ma anche tutte le donne e tutti i bambini, anche piccoli. E questo gioca un ruolo così importante da venir festeggiato a intervalli di tempo precisi e costanti con fiori e grandi banchetti. Spesso ho sentito come ci si sentisse in dovere di vergognarsi per me, quando mi si chiedeva l'età e io ridevo non sapendolo. «Ma devi pur sapere quanti anni hai!» dicevano, io rimanevo in silenzio e pensavo: è meglio che non lo sappia.
Nei primi anni 90 del secolo scorso una sconosciuta casa editrice di provincia s'impose all'attenzione dei lettori. Stampa Alternativa aveva iniziato a diffondere alcuni piccoli fascicoli cuciti con punti metallici, messi in vendita al prezzo di mille lire, che ebbero ben presto un successo travolgente. Fra i titoli più richiesti primeggiarono La lettera sulla felicità, di Epicuro (due milioni di copie vendute), e Papalagi. Ma in quella rivoluzionaria collana editoriale trovavano spazio anche argomenti meno impegnati e pur tuttavia non privi di interesse. Fra la cinquantina di titoli che conservo stivati in una scatola da scarpe estraggo a sorte: Uccello asinino cercasi, dove sono raccolti  alcuni fra i più esilaranti annunci erotici del tempo in cui il dating online era ancora di là da venire; Le mille lire scritte, piccolo catalogo delle frasi riportate a penna sulle vecchie banconote; le dissacranti e scandalose storie a fumetti di Robert Crumb; Parole in ritirata, agile antologia delle scritte raccolte nei cessi e molti altri. Lo stupore con cui Tuiavii elenca le stranezze dell'uomo bianco parte dall'ossessione che il Papalagi dimostra nell'avvolgere ogni parte del proprio corpo con diversi strati di panni, stuoie, pelli, e cresce via via nel sottolinearne l'attaccamento alle cose, l'avidità di denaro e l'incomprensibile mortificazione dei sensi. A distanza di un secolo, le riflessioni del saggio capo indigeno conservano tutta la loro attualità nel mettere in luce gli aspetti contraddittori della società occidentale e ci ricordano con disincantato candore come ciascuno di noi possa apparire "diverso" agli occhi dell'altro. A ogni latitudine e in tutte le epoche storiche.

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