1) Le parrocchie, attraverso gli edifici di culto, gli oratori e gli altri immobili di proprietà, svolgono una importante funzione sociale senza dubbio meritevole di tutela; l'elevata percentuale di cittadini professanti la religione cattolica legittima l'erogazione di contributi pubblici finalizzati al mantenimento di edifici che, oltre a custodire un patrimonio storico/artistico di significativo valore, sono spesso essi stessi opere d'arte da accudire con le migliori attenzioni;
2) L'Associazione Nazionale Alpini e tutte le altre aggregazioni sociali ricomprese nel vasto mondo del volontariato che contribuiscono al funzionamento del sistema di Protezione Civile attivato nel nostro Paese, svolgono una funzione sociale ormai irrinunciabile e pertanto senz'altro meritevole di attenzione anche da parte degli enti pubblici locali, attraverso sovvenzioni e contributi;
3) Il nostro patrimonio storico/artistico, indipendentemente dalla titolarità del bene oggetto di tutela (pubblico o privato che sia), va salvaguardato, perché rappresenta una formidabile risorsa anche dal punto di vista economico (e in questo caso non ci sono leggi sulla tutela del copyright e segreto industriale da violare, visto che si tratta di “pezzi unici” non replicabili). Per la salvaguardia, la cura, il restauro di questi beni, mobili e immobili, l'intervento economico di Stato e Regioni non è soltanto opportuno, ma doveroso. Spesso diventa essenziale.
Detto questo, però, poi bisogna fare i conti con la propaganda dei politicanti (più spesso da strapazzo, talvolta da galera) che con l'astuta manipolazione del linguaggio aspirano a farci vedere ciò che non è. Troppo spesso sentiamo infatti dire, anche da amministratori locali a noi vicini, che “non ci sono soldi”. Eppure, chi più, chi meno, ciascuno di noi è convinto di versare parecchi quattrini pagando tasse, tariffe, bolli e tributi di ogni sorta a gabellieri via via diversi, ma pur accomunati da un unico datore di lavoro: lo Stato. A ben vedere i conti, questi quattrini che paghiamo non è che finiscano tutti in malversazioni e sprechi. Chi più, chi meno, gli enti pubblici territoriali (Comuni, Province, Regioni) beneficiano di laute quote delle nostre tasse. Che redistribuiscono. E qui intervengono i criteri di priorità della politica, che agisce in maniera diversa a seconda del momento storico e della situazione economica. E queste decisioni sono sì orientate dalle norme (a dire il vero, dovrebbero essere vincolate...), ma vengono di fatto assunte da uomini e donne che per loro natura sono fallibili e influenzabili, talvolta condizionati da preconcetti ideologici e pregiudizi di varia natura, ricattabili e umorali. Ricordiamo ad esempio che alla Film Commission Fvg, la cui funzione economica per le ricadute sul territorio non dovrebbe essere in discussione, si era tentato di tarpare le ali perché un assessore di fede leghista pareva non gradire il supporto riconosciuto alla produzione del film su Eluana Englaro. Da un amministratore pubblico ci si aspetta che agisca su basi per lo meno logiche e coerenti. E allora dobbiamo metterci d'accordo. Perché se si sostiene che l'attuale crisi economica sta avendo ricadute sociali apocalittiche, con famiglie che non arrivano alla quarta settimana, gente costretta a dormire in auto, tracollo del ceto medio, costretto a guadagnarsi un pasto caldo alla Caritas, ecc., la logica vorrebbe che le risorse economiche disponibili venissero destinate prioritariamente e in misura adeguata a risolvere questa emergenza. Non è che la crisi non esista, intendiamoci. L'elenco di aziende fallite, con il corollario di posti di lavoro perduti e famiglie private spesso dell'unico reddito, si allunga impietosamente da mesi. Gli esercizi commerciali che chiudono bottega lasciano i centri urbani in un abbandono sempre più avvilente. Ma, ripeto, se la situazione è davvero così tragica, come si possono giustificare i contributi elargiti alle associazioni sportive? Come può un partito di governo (comunale), da un lato organizzare una raccolta di alimenti da distribuire a connazionali bisognosi e nello stesso tempo deliberare un contributo di mille euro all'Associazione Nazionale Carabinieri per “acquisto di attrezzature informatiche” (delibera di Giunta del 12/11/2015, a Cordenons)? Dove sta la coerenza logica in tutto ciò? Con quale coraggio si potrà poi rispondere alla famiglia bisognosa che bussa alla porta dei servizi sociali che, purtroppo, “non ci sono soldi”, quando per quella famiglia anche soltanto un centinaio di euro sarebbe stato di sollievo? E questo è soltanto l'episodio più recente, ma innumerevoli altri esempi potremmo citare di sovvenzioni alla Filarmonica, Pro Loco e associazioni di ogni genere. Contributi legittimi, beninteso. E l'emergenza, allora? In Friuli Venezia Giulia esistono delle leggi regionali che stabiliscono l'erogazione di contributi finalizzati alla tutela del patrimonio storico/artistico. E questo è un bene. Che si riconosca danaro pubblico a un privato per restaurare un castello che poi sarà utilizzato da una società di catering, congressistica e cerimonie varie per fare utili che entreranno nelle tasche del castellano già diventa meno comprensibile. Specie se il bene restaurato a nostre spese rimane privato e ancor di meno se l'ammontare del contributo elargito può arrivare al 140% della spesa ritenuta ammissibile... La mistificazione operata da certi propagandisti politici, poi, diventa un insulto all'intelligenza quando si vuol far credere che le già risicate risorse disponibili non vengono destinate ai cittadini in difficoltà a causa delle spese che si sostengono per fronteggiare (malamente, va riconosciuto) l'impatto dei flussi migratori. Al politico spetta dare risposte agli innumerevoli bisogni dei propri cittadini. Essendo le risorse limitate, è evidente che occorre fare delle scelte. Talvolta, però, risulta difficile comprendere i criteri che portano a formare la scala delle priorità.
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