
Quando Enzo Tortora fu eletto nelle fila del Partito Radicale, chiese immediatamente all'Europarlamento che venisse concessa l’autorizzazione a procedere a suo carico, rinunciando all’immunità che il suo nuovo ruolo gli garantiva, per farsi processare, malgrado la lunga custodia cautelare in carcere già subita, e veder riconosciuta anche in giudizio la sua onestà, la dirittura morale, e soprattutto l’innocenza rispetto alle accuse che alcuni pentiti dal curriculum terrificante gli avevano scagliato contro. Altri tempi… L’indimenticato conduttore televisivo in una lunga intervista in cui racconta la sua vita ricorda che i marinai genovesi che s'imbarcavano sulle navi di mezza Europa facevano inserire nei contratti di lavoro una clausola che garantisse loro il “diritto di mugugnare”, ossia di lamentarsi delle cose che non andavano per il giusto verso. Rompiscatole per contratto, insomma. Nel parco del Centro Culturale Aldo Moro, a Cordenons, qualche giorno fa Beppino Englaro è venuto a presentare il suo ultimo libro
e nel corso della serata ha riassunto, con chiarezza e precisione esemplari, il doloroso calvario di un padre alle prese con istituzioni, strutture mediche, ordinamento giuridico, in massima parte ostinatamente sordi alla sacrosanta richiesta di veder riconosciuto il primato della coscienza individuale. Ricordo per aver seguito con partecipazione, attingendo ai media disponibili, lo sdegno provato nel sentire e leggere le accuse terribili che chiunque, dall’uomo della strada al politico forse poco onorevole, nei giorni prossimi all’epilogo si sentiva in diritto di rivolgere a un genitore già provato da una pluriennale battaglia, mite nell’aspetto, ma con la granitica, friulana convinzione di essere nel giusto e di dover andare fino in fondo, come poi è accaduto. Ricordo l’intima soddisfazione provata nel vedere che, ancora una volta, la gente friulana, e non altri, seppe infine attingere alla propria straordinaria solidarietà, al buon senso, all’umanità, per eludere gl’intralci frapposti da zelanti pubblici amministratori, dare attuazione a una sentenza definitiva accompagnata da profonde argomentazioni della Corte di Cassazione, veder finalmente riconosciuta l’inequivocabile volontà della diretta interessata. A chi, fra il pubblico, gli faceva notare l’assenza, anche nella nostra regione, di strutture idonee ad assistere i lungodegenti e la solitudine economica in cui vengono abbandonate le famiglie, Beppino Englaro ha risposto nell’unico modo possibile: protestate, denunciate, pretendete di veder riconosciuti i vostri diritti. Da parte di chi come me si avvale con assiduità dello
ius murmurandi fin dai tempi dei calzoni corti non può che arrivare un sentito grazie al signor Englaro, per il formidabile esempio di civiltà che ci ha offerto, ora come allora. Giulio Cavalli è un giovane attore, scrittore, regista, che per la sua attività di denuncia di collusioni e infiltrazioni mafiose vive oggi sotto scorta. L’articolo 4 della nostra Costituzione dice che “Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.” Giulio Cavalli, durante lo scorso festival del giornalismo a Perugia, citando la nostra
Magna Charta fece notare che, pertanto, l’indifferenza deve ritenersi incostituzionale. Il popolo viola, i movimenti anti-bavaglio, le associazioni che promuovono la raccolta di firme per un referendum che abroghi la pretesa privatizzazione dell'acqua, le tante persone, i comitati spontanei, i gruppi di ostinati rompiscatole che si stanno attivando con tutti i mezzi disponibili per contrastare la disinformazione e l'ottundimento mediatico della TV unica, nella loro piena aderenza al dettato costituzionale ci danno finalmente una speranza per un futuro diverso.
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