(dove il viaggio non segue soltanto un itinerario terrestre
e le note vengono aggiornate di quando in quando)

domenica 25 luglio 2010

Cronache marchigiane (4)

Nel museo della carrozza di Macerata, dopo avere passato in rassegna alcuni esemplari di calessi ben conservati e disposti nei sotterranei di Palazzo Bonaccorsi, si arriva in una stanza un po' particolare. In una rastrelliera fissata alla parete vi sono delle cartoline con vedute di località della provincia. Le schede, una volta inserite nell'apposita fessura presente all'interno della riproduzione di una vettura che si trova nel medesimo locale, provocano la chiusura delle tendine, lo spegnimento delle luci e l'inizio di un viaggio virtuale che, partendo dal palazzo stesso, porta il visitatore nella località prescelta. Ai finestrini di questa vettura immaginaria scorrono le immagini del percorso intrapreso da più angolazioni (ci sono tre finestrini: anteriore, laterale e posteriore) e un commento vocale illustra le tappe del viaggio aggiungendo particolari e informazioni curiose. Una delle guide m'informerà poi dispiaciuta che il meccanismo che provoca i sobbalzi della vettura si è appena guastato e di conseguenza l'esperienza sensoriale non si può considerare completa. Dopo essermi fatto un paio di viaggetti, dato che non c'erano altri visitatori, devo riconoscere che, pur senza sobbalzi, la gita simulata è quanto mai suggestiva. Si ha un po' lo stesso effetto che si prova quando, fermi in stazione a bordo del proprio treno, si scorge dal finestrino il convoglio che del binario accanto che riprende la marcia. E in un primo momento non si capisce se a muoversi sia il nostro vagone, oppure quell'altro. La stessa guida mi dice che c'è un sacco di gente che viene a visitare il museo solo per il gusto di farsi un viaggetto virtuale, senza preoccuparsi di visitare il piano superiore, da poco restaurato, che ospita al momento una bella mostra di arte contemporanea ispirata a Padre Matteo Ricci. In futuro nel palazzo troveranno ricovero le opere della pinacoteca comunale che al momento giacciono in deposito, dato che la loro sede originaria è anch'essa in corso di restauro. Qui lo spazio non manca e le sale sono davvero suggestive, con gli alti soffitti a cassettoni istoriati. Ma a Macerata oggi sono riuscito a vedere, molto rapidamente, un'altra pregevole pinacoteca, in un prestigioso palazzo di proprietà di una fondazione bancaria. Mi sono limitato al primo dei tre piani del palazzo perché incombeva la visita guidata allo Sferisterio, che non volevo perdere assolutamente. In quel solo primo piano ricordo dei De Chirico, Balla, Morandi, Sironi; arredi del Settecento e soffitti affrescati. Ingresso gratuito. Vedere lo Sferisterio era per me un desiderio antico che oggi ho potuto finalmente soddisfare, anche se la femminea guida di probabile origine circassa che ha accompagnato me e un'altra coppia di turisti nella visita, non si è dimostrata particolarmente affabile e disponibile: interrompere la sua esposizione avrebbe potuto farle perdere il filo del discorso, quindi niente domande, prego! Sulla strada del rientro, sempre piuttosto sinuosa fra il saliscendi collinare della campagna marchigiana, una coppia di fagiani incuranti dello scarso traffico si attardavano in commoventi effusioni nel bel mezzo della carreggiata. Malgrado la subitanea reazione che provocò l'arresto del mezzo meccanico, l'incanto della scena s'interruppe inevitabilmente con l'immediato dileguarsi dei... piccioncini, che trovarono riparo infra le frasche. L'altro giorno, rientrando da Jesi, è stata la volta di una lepre, che ha attraversato di corsa la strada. Quanta natura.

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