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sabato 22 febbraio 2020

La strategia dell’opossum

La seduta del Consiglio Comunale andata in scena il 17 febbraio scorso nella sua parte finale ha offerto davvero un pessimo spettacolo. Nervi tesi, toni scomposti ed espressioni inappropriate hanno reso l’Aula simile ad un assembramento di litiganti rancorosi. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, inducendo il Presidente del Consiglio a chiudere precipitosamente discussione e seduta, sarebbe la bestemmia che il medesimo lamenta di avere udito e di cui la stampa locale ha riferito in questi giorni. Chi volesse rendersi conto di persona dell’accaduto può cliccare su questo link https://youtu.be/A0DzPcUE1Ys?t=11526, che rimanda al punto in cui s’inizia a discutere dell’ordine del giorno all’origine del successivo potlach bellico (cfr. Umberto Eco, Stelle & stellette, 1976). Bisognerà munirsi di pazienza, alzare al massimo il volume e utilizzare un paio di cuffie, perché l’audio della registrazione è pessimo.

A leggere l’intervento del consigliere Baletti, pubblicato oggi dal Messaggero Veneto, nella parte in cui l’ex assessore si riferisce a quanto accaduto durante la seduta incriminata, non si può che essere del tutto d’accordo con lui nello stigmatizzare i seguenti aspetti:

1) la gestione della seduta è parsa inadeguata, poiché il Presidente del Consiglio non è intervenuto per bloccare alcuni attacchi personali (cfr. i punti seguenti);

2) l’assessore Buna, replicando al consigliere Pepe e riferendosi ai redditi dei Consiglieri resi pubblici per dovere di trasparenza, si è infelicissimamente così difesa: “Io che non sono competente, non so come mai, riesco a guadagnare più di lei che è così competente.” (è trascrizione letterale dal video disponibile su YouTube);

3) l’assessore Netto, chiamato in causa dal consigliere Longo, gli ha risposto che “ricordando quella mia reazione, probabilmente lei non era neanche qua presente, con la mente” (anche questa è trascrizione letterale);

4) il pessimo funzionamento dell’impianto di registrazione in streaming, che è costato di recente 20 mila euro (a Porcia, per lo stesso servizio, pare si siano accontentati di spenderne solo 400… https://www.facebook.com/groups/cordenons/permalink/1648658148562042/).

Ma torniamo alla questione della bestemmia (di cui peraltro non c’è traccia nel video pubblicato sul canale YouTube del Comune e che diversi Consiglieri affermano di non aver udito), per esporre alcune considerazioni, senza con questo pretendere di sostituirci ai giuristi, a cui non siamo degni di allacciare i calzari. Il consigliere Gobbo, nel corso della seduta, riveste la qualifica di pubblico ufficiale. L’Aula Consiliare in quella occasione è fuor di dubbio luogo aperto al pubblico e ci si trovava in presenza di più persone. Chi bestemmia in pubblico commette reato (anche se, regnante Bonifacio VIII, il blasfemo non se la caverebbe certo con la modesta ammenda reclamata dagli odierni censori: da 51 a 309 euro). L’omessa denuncia di reato da parte di un pubblico ufficiale è punita con una multa da 30 a 516 euro. Ne consegue che, se il consigliere Gobbo ha distintamente udito una bestemmia nel corso della seduta che presiedeva ed è in grado di individuarne con certezza il responsabile, incombe su di lui l’obbligo di denuncia, in mancanza della quale a essere sanzionato sarebbe lo stesso Gobbo. Considerato che il potenziale “indiziato” ha immediatamente preso le distanze dal fatto e pretende invece le scuse ufficiali da parte di Gobbo, non vorremmo davvero trovarci nei panni del giovane Presidente del Consiglio in questo insidiosissimo frangente. Possiamo soltanto consigliargli amichevolmente di adottare la strategia dell’opossum della Virginia, che quando capisce di essere nei guai, si finge morto.

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