e le note vengono aggiornate di quando in quando)
martedì 8 gennaio 2019
La gita sul lago
“L’era dell’industria tessile è definitivamente conclusa”. Così titolava il Sankt Galler Blatt del 15/9/2017 (edizione online) nell’annunciare la chiusura dell’ultimo stabilimento tessile di Lichtesteig, in Svizzera. La Fein-Elast Grabher AG contava nel 2012 ancora 22 lavoratori nel sito di Lichtesteig, rilevato giusto vent’anni prima dalla torcitura Niederer & Co. Il 21/11/1958 la Niederer & Co. rilascia una lettera di referenze alla giovane fräulein Ermenegilda Martini, che nei due anni precedenti aveva lavorato presso di loro, confermando la propria soddisfazione per i servizi resi dalla stessa. Sapevo del periodo svizzero di mia madre, che ne riferiva ricordando come gli emigranti italiani non fossero all’epoca molto ben considerati in Elvezia, ma non avevo mai indugiato nell’approfondire chiedendone i dettagli. Ritrovare fra le sue carte quella lettera di referenze e altri pochi documenti ha riacceso in me l’interesse a recuperare l’ennesimo frammento di memorie familiari. Nel 1956, quando iniziò a lavorare nello stabilimento di Lichtensteig, mia madre aveva appena compiuto 27 anni. Da un frammento di appunto conservato fra le carte svizzere risulta che vivesse a Thal, minuscolo comune del cantone di San Gallo distante una cinquantina di chilometri dal suo posto di lavoro. Con i mezzi pubblici, ai giorni nostri ci si impiega un’oretta a percorrere il tragitto. Mi piace immaginare che all’epoca vi fosse una sorta di “navetta aziendale” per i dipendenti, di certo assai più numerosi dei 22 lavoratori rimasti nel 2012, ma, chissà, forse questo benefit moderno al tempo non rientrava fra le principali preoccupazioni degli industriali meno illuminati. Come succedeva, e succede ancora nelle migrazioni, spesso ci si trasferisce all’estero richiamati da amici che già si sono sistemati sul posto e possono fungere da appoggio, fornendo utili indicazioni, offrendo o procurando un alloggio e magari anche un impiego. Così accadde anche per la giovane fräulein Martini, che poté alleviare la nostalgia per il natio paesello adagiato fra i monti contando sul conforto di qualche connazionale. L’esperienza in terra straniera non fu priva di soddisfazioni, economiche prima di tutto, considerate le scarse alternative domestiche. L’essere donna, nelle difficoltà del periodo post-bellico dell’Italia di allora, e vivere in una valle isolata del povero Friuli, collegata con una carrozzabile alla pianura pordenonese soltanto ai primi del Novecento, non erano certo le condizioni più favorevoli per poter ambire alla benché minima emancipazione sociale. Testimonianze concrete di quel periodo sono i teli bagno di ottima spugna ancora in uso in famiglia, alcune parure di lenzuola e una splendida tovaglia ricamata usata davvero poche volte, tutti in ottimo stato di conservazione, malgrado i lustri trascorsi. La foto ritrae una comitiva di amici in gita su un battello, probabilmente sul lago di Costanza, in uno dei rari momenti di svago riservati alle giornate di riposo. Non mi rimane che provare a identificare le persone del gruppo e rintracciare i superstiti per raccogliere anche soltanto un ricordo che aggiunga un’altra tessera a questo mosaico di affetti e di memorie.
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