(dove il viaggio non segue soltanto un itinerario terrestre
e le note vengono aggiornate di quando in quando)

venerdì 26 luglio 2013

Canavese reloaded - Due


Dopo che per la seconda volta ho rifiutato la spremuta di arance che Antonella si era offerta di prepararmi a colazione, mi sembrava necessario giustificare la mia ritrosia: me l'hanno sconsigliata, ho detto. Anche a me, fa lei di rimando, per il reflusso. E così scopriamo di avere qualcos'altro in comune.

Arrivo al Forte di Bard percorrendo la Statale 26, che fiancheggia una Dora irruenta. A Pont Saint Martin le lastre di pietra che coprono le abitazioni annunciano l'ingresso in Val d'Aosta. I ripidi fianchi della montagna sono tappezzati di terrazzamenti, dove le viti sono coltivate a pergola e a sostegno dei tralci stanno, come piccoli menhir, solide colonne di pietra. Di norma in una mappa il Nord è posto in alto. La deprecabile abitudine di non rispettare questa convenzione cartografica fa sì che io arrivi convinto di trovarmi il Forte di fronte, sulla sinistra, e invece ci passo a fianco senza quasi accorgermene. Ero già stato qui nel 2006, di rientro dal ventennale del mio corso AUC, ma in quella occasione avevo potuto compiere soltanto una rapida ricognizione esterna. Oggi invece visiterò il Museo delle Alpi, assai suggestivo per l'ambientazione, dove si fa grande impiego di video e proiettori. Forse è un po' troppo esteso e dispersivo, troppo ricco di contenuti, tutti ugualmente interessanti e meritevoli di approfondimento. Un etnologo francese, incorniciato nel suo monitor, spiega ai turisti che per i contadini di montagna il tempo aveva un andamento circolare. Non serviva quindi numerare progressivamente i giorni, poiché la scansione del tempo era data dalla celebrazione ricorsiva delle feste dei Santi. Così, ad esempio, l'annata agraria iniziava con Sant'Antonio. Nel museo didascalie e indicazioni sono bilingui: italiano e francese. Arrivato nella sala che custodisce le sculture dei santi, intagliate nel legno dalle abili mani degli artigiani locali nel corso dei secoli, scopro che Sant'Ambrogio risulta essere patrono dei tailleurs. Modaioli ante litteram, questi valligiani... Ottengo allora il conforto della traduzione in italiano e scopro che ci si riferisce agli intagliatori.

Proseguendo lungo la Statale verso Aosta, dopo qualche chilometro c'è Issogne, col suo castello affrescato. Si entra soltanto accompagnati da una guida. Gli affreschi per la maggior parte sembrano godere di ottima salute, tranne in alcuni casi in cui l'umidità ha avuto la meglio. La decisione di non restaurarli, però, serve anche a evitare di danneggiare gli innumerevoli graffiti d'antan che orlano le pitture. Ce ne sono qualche migliaio, dal 1600 in qua. Italiano, francese, tedesco, spagnolo. Cosmopoliti, questi signori di Challant. I graffitari dell'epoca, peraltro, non erano volgari turisti in viaggio organizzato, ma ospiti di rango. Qualcuno si è impegnato a realizzare piccole illustrazioni proprio nella sala che fungeva da aula di giustizia. Dall'osservazione delle scritte si scopre che l'uso del segno W, con il significato di “viva”, ha radici lontane: W Madonna Fiammetta.

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