(dove il viaggio non segue soltanto un itinerario terrestre
e le note vengono aggiornate di quando in quando)

lunedì 4 aprile 2011

Nuntio vobis...

Quando venne il mio turno di partire per la naia, dopo i primi cinque mesi di corso AUC ad Aosta, i successivi dieci li trascorsi a Tolmezzo, al battaglione Alpini d’Arresto Val Tagliamento, caserma Del Din. La leva era ancora obbligatoria e per molti ventenni rappresentava un’esperienza ricca di insegnamenti e amicizie che li avrebbero accompagnati per il resto della loro vita. Una volta giunto al reparto, non potei evitare di farmi coinvolgere nell’attività di rappresentanza militare, una sorta di sindacato che in quegli anni stava ancora muovendo i primi, assai incerti, passi all’interno delle forze armate. Siccome nei comitati di base era prevista anche la presenza di rappresentanti dei militari di leva, diedi la mia disponibilità per la categoria degli ufficiali ed ebbe così inizio la mia esperienza al CO.BA.R. L’attività del CO.BA.R. si presentò subito irta di ostacoli: i rappresentanti di leva cambiavano ogni sei mesi, per cui ogni volta bisognava spiegare loro daccapo il funzionamento del consiglio e spesso succedeva che esigenze di servizio impedissero a qualcuno dei membri di partecipare alle riunioni. Insomma, ci volle un po’ di tempo per arrivare a formulare qualche proposta, ma una volta data la stura, ci scatenammo. Il “comando collegato”, come nel linguaggio burocratico del tempo si definiva il nostro interlocutore, ossia il comandante di battaglione, si mostrava tuttavia generalmente poco propenso ad accogliere le nostre istanze. Quando, per l’ennesima volta, un nutrito gruppo delle nostre proposte fu frettolosamente respinto, dimostrando la scarsa considerazione che ci veniva attribuita, mi presi subito la briga di replicare punto per punto al “comando collegato” ripresentando tutte le richieste che non avevano trovato accoglimento, con le rispettive controdeduzioni. A causa delle motivazioni addotte, fu in particolare il rigetto della nostra richiesta di sottoscrivere un abbonamento al Giornale dei Militari (il cui costo era veramente modesto, ma che secondo noi poteva risultare una rivista di utile consultazione per i commilitoni) a indispettirmi. Tronfio per la baldanza dei miei vent’anni, mi presi allora il gusto di bacchettare l’imprudente colonnello con una filippica di cui ho ritrovato copia nei meandri nei miei archivi.

[…] il mancato accoglimento della richiesta di abbonarsi al Giornale dei Militari viene giustificato con il fatto che nessuno tra i militari delle tre compagnie alla sede conosce il periodico. Intuibilmente tale constatazione ha portato a questa serie di conclusioni, tra loro concatenate:
1)la richiesta non è partita dalla base, bensì è iniziativa dei delegati;
2)il giornale non interessa e non verrebbe letto.
Nella risposta, inoltre, negando il carattere collettivo dell'istanza prospettata, sembrerebbe emergere il convincimento che l'attività del consiglio di rappresentanza venga sfruttata al fine di perseguire scopi personali. La dottrina giuridica ci insegna che: “La rappresentanza è l'istituto per cui ad un soggetto (rappresentante) è attribuito (dalla legge o dall'interessato) un apposito potere di sostituirsi ad un altro soggetto (rappresentato) nel compimento di attività giuridica per conto di quest'ultimo […] La figura del rappresentante differisce da quella del nuncius. Il nuncius è colui che trasmette materialmente la dichiarazione altrui: svolge la stessa funzione del telefono, del telegrafo, della lettera; è, in sostanza, un “portavoce”. […] Il rappresentante partecipa all'atto, invece, con la volontà propria” (A. Torrente, P. Schlesinger – Manuale di diritto privato – Milano). I delegati riuniti in consiglio non si limitano a trasmettere la richiesta di due o tre o mille militari, bensì interpretano le esigenze dei loro colleghi ed elaborano le soluzioni relative, in virtù della fiducia che con il voto è stata loro accordata. Ben di poco conto sarebbe il compito del delegato se egli dovesse limitarsi ad annotare su un taccuino come un cronista le lamentele e le richieste sollevate dagli elettori, per poi rimetterle in forma ufficiale ai propri superiori. Il lavoro del COBAR scaturisce dalla condivisione con i rappresentati della vita militare, con tutti i suoi pregi e difetti; l'attività del delegato è attività di analisi, di studio, di invenzione. Non vi può essere rappresentanza se non c'è da parte dei delegati una completa e responsabile partecipazione. Non ci sembra che il problema del posto di lavoro rivesta carattere individuale. La percentuale di giovani in attesa di occupazione è anzi tale da far assumere alla questione rilevanza nazionale, tanto che il Legislatore ha spesso operato in favore di una sua soluzione. Non si vede come si possa disconoscere il carattere collettivo di un bisogno d'informazione tempestiva a proposito di bandi di concorso e offerte di lavoro, confortati nella nostra opinione anche dall'esistenza di pubblicazioni specializzate [...]
eccetera, eccetera...

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