(dove il viaggio non segue soltanto un itinerario terrestre
e le note vengono aggiornate di quando in quando)

lunedì 14 ottobre 2024

Le Giornate del Cinema muto

Trascorse le prime 42 edizioni delle Giornate del cinema muto di Pordenone, quest'anno sono riuscito per la prima volta a seguire pressoché dall'inizio alla fine questo formidabile festival che porta ogni anno in città centinaia di appassionati provenienti da tutto il mondo. In passato ero riuscito occasionalmente soltanto a vedere qualcuna delle tante proiezioni che si susseguono nel corso della manifestazione; ho ritrovato nei miei archivi un catalogo dell'edizione 2012 delle Giornate, la trentunesima, da 191 pagine. Il catalogo 2024 ne ha 330, segno che le diverse attività collaterali, i convegni e gli incontri che accompagnano la rassegna si sono via via accresciuti, assieme alla notorietà internazionale acquisita dalla rassegna. Nello scoprire, leggendo il programma, che quest’anno si dedicava una retrospettiva al cinema uzbeko, devo confessare che mi è scappato pregiudizialmente qualche sghignazzo. Mi sono dovuto ricredere assistendo poi alle proiezioni. Quelli che ho visto erano film del 1930, prodotti con inequivocabili fini propagandistici, che tuttavia presentano diversi aspetti meritevoli di riflessione. La storia della giovane donna che, ribellandosi al marito, fugge dal villaggio sperduto per andare a lavorare in un'acciaieria, testimonia, per esempio, l’impegno a favorire l'emancipazione femminile da parte di quel regime sovietico dei piani quinquennali e delle collettivizzazioni, che fra innumerevoli errori e atrocità, qualcosa di buono evidentemente ha pur fatto, per un paese come l'Uzbekistan dove un centinaio di anni fa vigeva la sharia e le donne vestivano il burqa, soggiacendo alla tirannia di ogni maschio della propria famiglia. Anche la serie di documentari svedesi dei primi anni Venti mi aveva trovato piuttosto scettico, sulla carta, ma di fronte allo schermo la musica cambia e vedere lo sviluppo tanto dei due aquilotti che delle piccole cicogne, filmati dalla schiusura delle uova fino a quando le bestiole si esercitano per irrobustire le ali stando nel proprio nido in previsione di spiccare il primo volo, mi ha dato l'impressione di trovarmi di fronte a un Piero Angela ante litteram. Le mattine iniziavano con la proiezione di brevi pellicole del cinema delle origini (datate 1908), ripulite, restaurate e digitalizzate, con mirabili risultati di recupero. Non sono mancate le risate, vedendo le rocambolesche avventure di alcuni protagonisti (uno fra tutti: Harold Lloyd in Girl shy), né i sorrisi, di fronte a talune ingenuità delle sceneggiature, soluzioni che ai nostri occhi oggi appaiono scontate e prevedibili, ma bisogna pur tener conto che all’epoca il cinema era una forma espressiva appena nata e ancora alla ricerca della propria identità. Il pubblico delle Giornate è costituito in massima parte da veterani, anziani autenticamente appassionati, anche se non manca la presenza delle nuove generazioni. Ho trovato impressionante e commovente, allo stesso tempo, vedere uomini e donne con vistose difficoltà a camminare, che spesso si muovevano con l’aiuto di un bastone o amorevolmente sorretti dalle maschere del teatro che li aiutavano a raggiungere il loro posto a sedere; persone che si sono sobbarcate la fatica di un viaggio intercontinentale per venire a Pordenone e poter rivedere pellicole che costituiscono la memoria storica del loro Paese (molti dei film proiettati alle Giornate provengono dagli Stati Uniti). Nell’approcciare questo ambiente, da neofita semplicemente curioso, ho avuto l’impressione di entrare in un club esclusivo, ma altrettanto accogliente, una confraternita dove tutti si conoscono e formano capannelli continuamente impegnati in accalorate discussioni in tutte le lingue conosciute. La musica riveste evidentemente un ruolo cardine nello svolgimento del festival: ciascuna pellicola è accompagnata dal vivo almeno da un pianoforte, ma non mancano le formazioni più estemporanee in cui si aggiungono violino, arpa, percussioni e “performance vocali” varie, fino agli eventi speciali in cui interviene un’intera orchestra. Nel corso delle Giornate si svolgono delle master classes di accompagnamento dal vivo (attività che non di rado richiede capacità e impegno notevoli, considerato che parecchi film durano oltre 90 minuti e, quando non ci sono delle partiture scritte appositamente per accompagnare quella determinata pellicola, tutto è improvvisazione). Ho visitato tre o quattro volte il museo del cinema di Torino, alla Mole Antonelliana, passando ogni volta in rassegna sbrigativamente le sale dedicate alle origini del cinema. Dopo questa full immersion pordenonese mi sono riproposto di rifare il percorso, la prossima volta che tornerò sulle rive del Po, dedicando maggiore attenzione a quelle pagine di storia che ora mi si presentano cariche di nuovo fascino e stimoli inediti.

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