e le note vengono aggiornate di quando in quando)
domenica 5 novembre 2017
C'era una volta il Sindacato
C'era una volta il Sindacato. Quello di Giuseppe di Vittorio, quello che lottava per i diritti dei lavoratori, che stava al fianco degli operai e ne tutelava le condizioni di lavoro. Col passare del tempo i diritti si sono affievoliti e la funzione del Sindacato pure, col rischio che la necessità perfino della sua esistenza potesse essere messa in dubbio. Allora si sono moltiplicate le sigle e i sindacati hanno iniziato ad occuparsi di un sacco di altre faccende, trasformandosi in holding di servizi. Quando il proprio impiego è giunto al termine (per le ragioni più diverse), il lavoratore può rivolgersi al patronato, che istruisce la pratica per il pensionamento o per gestire la mobilità e la disoccupazione, così come le richieste di indennità a fronte di patologie invalidanti. Il CAF si occupa delle dichiarazioni dei redditi, successioni e gestione buste paga per badanti e collaboratrici domestiche. Non manca l'agenzia viaggi, per assicurare il meritato svago a prezzi accessibili. Insomma, un arcipelago strutturato per intermediare servizi socio/assistenziali e non solo. Per il mantenimento della struttura, i sindacati raccolgono mensilmente i contributi dei propri aderenti, che vengono trattenuti direttamente in busta paga dal datore di lavoro. Nel mio piccolo, io ho contribuito all'esistenza di questi arcipelaghi per almeno 25 dei miei trent'anni di attività lavorativa (e non voglio nemmeno calcolare quanto, complessivamente, posso avere versato per pagare stipendi, affitti, luce, riscaldamento e cancelleria). Sulla qualità dei servizi fiscali erogati dai CAF sono sempre stato piuttosto critico e alla fine me ne sono avvalso soltanto per la semplice trasmissione delle dichiarazioni da me compilate. La recente necessità di ricorrere a un patronato per una pratica di invalidità ha confermato tutte le mie riserve. Ho trovato in quei corridoi torme di umanità variamente dolente (per anagrafe, condizioni di salute o altro) costrette a defatiganti attese per un rapido colloquio: ma pensare a gestire il tutto tramite appuntamento no? Ho rilevato la medesima, intollerabile, riluttanza (mista a incapacità) che accomuna gli enti pubblici di ogni ordine e grado a relazionarsi via mail con i propri interlocutori. E sono soltanto all'inizio di un labirinto burocratico capace di far perdere la ragione al Teseo più scafato. Quando sono riuscito ad avere le tariffe per la gestione delle buste paga di badanti e collaboratrici domestiche (al telefono, perché per iscritto forse pareva brutto), tenendo conto che, intuibilmente, posso beneficiare di prezzi agevolati in seguito alla mia pluriennale devozione (misurabile in migliaia di euro), arriva l'ennesima, sconfortante sorpresa. Che, a dire il vero, non mi giunge inaspettata. Stesura contratto euro 55, abbonamento annuo euro 192. Con il presumibile periodico questuante peregrinare negli affollati corridoi per consegnare e ritirare documenti che possono essere agevolmente inviati e ricevuti via mail. Lo stesso servizio, offerto da una dinamica struttura milanese, con cui sono in contatto via web e mail, salvo una prima telefonata necessaria a chiarire l'atipicità della fattispecie che m'interessava, costa per me 200 euro complessivamente (170, senza la pratica di assunzione). E ai giovanotti meneghini negli ultimi trent'anni non ho versato un boro (come dice il mio amico Giancarlo). Vuoi vedere che il pirla son io?
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