Il rapporto di ciascuno di noi con le grandi aziende fornitrici di servizi è ormai caratterizzato da relazioni frustranti: in genere la grande organizzazione si trincera dietro muri di gomma costituiti da anonimi call-center e non rende noti indirizzi mail con i quali comunicare più agevolmente: ci si limita a una comunicazione univoca, dal centro alla periferia, sfuggendo al contraddittorio. E’ un problema di trasparenza e correttezza commerciale di fronte al quale non ho mai piegato la schiena. Dopo che mia madre mi aveva ripetutamente sollecitato a verificare le bollette telefoniche che, a suo dire, da qualche tempo erano lievitate malgrado lei non utilizzasse il servizio, ho dovuto rinunciare al mio scetticismo e le ho dato retta. Mi sono così trovato di fronte a una sgradita sorpresa. Questo succedeva verso la fine dello scorso anno. Svolte alcune rapide ricerche in rete per capire che cosa fosse capitato, il 14/1/2016 ho inviato a TIM la seguente comunicazione via p.e.c.
Scrivo per conto di mia madre, ***, titolare della linea telefonica ***, che come ben sapete ha di recente compiuto 86 anni. Da una occasionale verifica delle fatture relative alla linea telefonica in questione è emerso che a decorrere da maggio 2015 codesta azienda ha d'iniziativa variato la tariffa applicata all'utenza (con l'applicazione dell'offerta commercialmente denominata "Tutto Voce"), determinando di fatto un aumento mensile di 10 euro su una linea prevalentemente inutilizzata e che viene mantenuta attiva a solo scopo precauzionale e per eventuali motivi di emergenza.
Il tutto nell'ambito di un processo generale di migrazione tariffaria, di cui si è interessata anche l'AGCOM, che con propria diffida del 20 aprile 2015 Vi ha richiamato al rispetto di una serie di norme.
Nel confermarVi che nessuna volontà espressa è mai stata da mia madre manifestata in qualsivoglia modalità in merito all'accettazione di tale modifica contrattuale, sono con la presente a chiederVi il ripristino della originaria tariffa, con il conseguente ricalcolo e rimborso del dovuto.
Mi pare superfluo ricordarVi che in un mercato trasparente l'affidabilità e la correttezza degli attori è un plus di pregio inestimabile.
La credibilità di ciascun player è frutto di impegno costante e duraturo, e rappresenta un asset immateriale assai difficile da conseguire, per la fatica quotidiana che richiede, ma che si può viceversa vanificare con estrema rapidità.
Alla luce di ciò Vi preavviso quindi il recesso dal contratto in oggetto. Medesima sorte subirà l'utenza a me intestata, ***, con passaggio ad altro operatore.
Rimarrà attivo il mandato SDD finora utilizzato per l'incasso delle fatture mensili, allo scopo di consentirVi l'accredito dei rimborsi dovuti.
Copia della presente viene inviata, per opportuna conoscenza, all'AGCOM, alle associazioni dei consumatori e alla stampa locale.
Sarà mia premura svolgere diffusa opera di informazione sui social network affinché i Vostri utenti verifichino analoghe eventuali variazioni tariffarie, in special modo su utenze intestate a persone anziane, che già faticano a farsi bastare la pensione per le necessità della quotidiana sopravvivenza.
Esprimo tutto il mio disappunto per l'operazione da Voi compiuta, consapevole che in casi del genere la sanzione commerciale è il contrappasso più efficace.
Rimango in attesa di un Vs. cenno di riscontro.
Cordiali saluti.
cui hanno effettivamente fatto seguito la disdetta dell’utenza intestata a mia madre e il cambio di operatore telefonico da parte mia. A distanza di alcune settimane, però, c’è stato bisogno di ritornare in argomento e ho dovuto indirizzare a TIM (e per conoscenza all’AGCOM) una successiva p.e.c. il 26/4/2016:
Scrivo ancora una volta in rappresentanza di mia madre, ottantaseienne.
A seguito della Vs. iniziativa generalizzata di variazione tariffaria dello scorso anno Vi inviai in data 14/1/2016 via p.e.c. il reclamo che per brevità allego alla presente, tutt’ora inevaso.
Successivamente, con raccomandata A.R. datata 30/1/2016, da Voi protocollata il 5/2, mia madre diede disdetta dell’utenza telefonica in oggetto, con decorrenza 29/2/2016 (cfr. all.).
Rilevo da una verifica online che l’utenza telefonica intestata a mia madre risulta ancora attiva e che sono state da Voi impropriamente emesse la fattura RD00574766, di Eur 29,00, relativa al periodo marzo 2016, regolarmente addebitata sul mio c/c, e la fattura RD00944881, di pari importo, relativa al periodo aprile 2016 e con scadenza 9/5/2016.
Ho disposto oggi lo storno dell’addebito relativo alla fattura già saldata e bloccato il mandato d’incasso SDD allo scopo di inibire qualunque altro addebito da parte Vs.
Nel contempo Vi diffido a cessare l’utenza in oggetto, con la decorrenza a suo tempo richiesta, e ad evitare la produzione di ogni altra fattura a carico di mia madre per pagamenti non dovuti in quanto riferiti a un contratto ormai privo di efficacia.
Invio la presente, ancora una volta, per opportuna conoscenza ad AGCOM e mi riservo di pubblicarne il testo con relativi allegati a mezzo social web e stampa locale.
Distinti saluti.
Non aggiungo commenti sull’operato dell’azienda telefonica. Mi limito a segnalare la solerzia con cui, viceversa, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni mi ha risposto dopo appena qualche decina di minuti dall’invio della p.e.c. trasmettendomi il modulo necessario a denunciare il disservizio (mancata esecuzione di recesso, in questo caso). Ho diligentemente compilato il modulo, allegando tutti i documenti richiesti e ora rimango in attesa che in seguito all’istruttoria avviata dall’Autorità, si arrivi a un procedimento sanzionatorio per TIM.
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