Venerdì, 16 novembre 2012.
La chiesa di S. Domenico è monumento nazionale. E' un tempio duecentesco più volte rimaneggiato nel corso dei secoli che conserva all'interno i colori festosi del Medioevo. Si esibiscono le corali di Langhe e Roero, con repertorio prevalentemente sacro che va dal gregoriano ai mottetti, per passare a Bach e Beethoven. La gestione della chiesa, ormai sconsacrata e destinata a ospitare mostre e concerti, è affidata a un'associazione locale, la Famija Albèisa, che promuove una raccolta di fondi per dotare i vigili del fuoco di un autoscala in grado di raggiungere anche i terzi e quarti piani degli edifici. Non si sa mai... La giornata inizia con una conferma: l'organizzazione degli enti turistici locali lascia molto a desiderare. A Roddi, un paesino poco distante da Alba, è in corso una mostra sui cercatori di tartufi. Il programma della Mostra internazionale del tartufo riporta come giornate di apertura il venerdì, sabato e domenica. Ma quando arrivo sul posto scopro che l'esposizione è visitabile unicamente nei fine settimana. Telefonando al numero indicato per le eventuali informazioni, che corrisponde al municipio, una voce preregistrata mi intrattiene per una decina di minuti elencandomi giorni e orari di apertura dei singoli uffici con la rispettiva selezione telefonica che, a esser fortunati, dovrebbe condurre verso un interlocutore in carne e ossa. Punto allora sulla seconda tappa dell'escursione giornaliera: Barolo. Il museo dei cavatappi espone soltanto un terzo della ricca collezione. I rimanenti pezzi vengono utilizzati per mostre itineranti, come quella che ho visitato lo scorso anno a Maniago, al museo delle coltellerie. Cavatappi – gjavastrops. Fra i vari modelli in vendita al bookshop del museo, mi lascio tentare da un cavatappi a doppia lama, che ha il vantaggio di non penetrare il tappo e di consentirne il ricollocamento. Il museo del vino, invece, si trova nel castello Falletti, marchesi di Barolo. E' una visita che riserva una generosa dovizia di meraviglie, a cominciare dall'ingresso. Si sale al terzo piano utilizzando un ascensore cilindrico che si ferma in prossimità di un terrazzino panoramico. Da lì inizia un percorso suggestivo alla scoperta della storia del vino, multimediale e interattivo, con grande uso di proiettori, come ormai è uso comune. Le sale sono allestite con soluzioni geniali: in una di queste pendono dal soffitto le radici della vigna, mentre da uno schermo posto sopra le teste dei visitatori si possono vedere dei contadini al lavoro tra i filari (il filmato è ripreso dal basso, con un formidabile impatto prospettico). In un'altra sala, mentre le quattro stagioni di Vivaldi fanno da sottofondo musicale, una sorta di giostra a pedali costituita da due panchine incernierate a un palo centrale, è a disposizione di chi voglia farsi un girotondo illuminando ai vari passaggi foto panoramiche della medesima vista del paese con scatti effettuati nelle quattro tempora. E poi la sala della musica, dove la colonna sonora è un medley di brani a tema enologico accompagnati da sapienti animazioni video. La sala del cinema, dove le sequenze dei film in cui il vino è protagonista sono rigorosamente in lingua originale. Al piano terra alcuni video illustrano le fasi di un imponente restauro, che ha consolidato le fondamenta del maniero, risanato, ripulito, rigenerato gli ambienti e la storia del feudo. Ma per uscire bisogna passare attraverso l'enoteca regionale. Non prima di aver seguito una videolezione sul barolo, dall'impianto dei vitigni all'imbottigliamento, in un'aula arredata con banchi di scuola d'antan. Un'esperienza eccezionale. Da vedere!
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