(dove il viaggio non segue soltanto un itinerario terrestre
e le note vengono aggiornate di quando in quando)

domenica 17 luglio 2011

A cena con gli uomini blu

No, non sono stato invitato a casa di Gargamella, si tranquillizzino i miei venticinque lettori. I Puffi non c'entrano. A Pordenone c'è una delle più numerose comunità Tuareg d'Europa, 40 persone ben integrate e con una gran voglia di far conoscere la propria cultura e le proprie tradizioni. Anni fa ricordo di avere visto una bella mostra a Palazzo Colossis, a Meduno, organizzata dall'associazione che questi fascinosi immigrati hanno da tempo costituito. Ricordo anche di avere scoperto su Wikipedia, l'anno scorso, quando stimolato dall'indovinello di Alcuino di York sull'aratura dei campi cercavo notizia sulle scritture bustrofediche, che la scrittura Tuareg è l'unica “omnidirezionale”: si può scrivere da destra a sinistra o viceversa e dall'altro verso il basso o viceversa. Aggiungiamoci pure il fascino di una popolazione sconosciuta e assai diversa da quelle che sono le nostre abitudini e il gioco è fatto. Cena partecipatissima. Non avevamo prenotato, ma la cortesia del gestore del Pn Box ha consentito anche a noi di trovare un posticino all'ultimo momento. Alcuni dei membri della comunità sono vestiti con i loro costumi tipici, il turbante che fascia il capo e tuniche coloratissime. In un angolo appena entrati c'è il banchetto della gioielleria, preso d'assalto dalle signore intervenute. Ibrahim faceva la guida turistica e conosce bene l'italiano. E' in Italia da 3 anni ed è finalmente riuscito pochi mesi fa a portare qui anche la sua famiglia, dopo lunghe peripezie che ci racconta in breve. Per dimostrare che i bambini che voleva portare in Italia sono davvero suoi ha dovuto fare il test del DNA (1.500 euro di spesa per tutta la famiglia, con un viaggetto di 1.000 chilometri per loro, in Africa, molto meno per lui, che è dovuto andare soltanto fino a Roma). Ci dice che all'inizio del suo lavoro come accompagnatore non capiva cosa spingesse i turisti ad andare nel deserto. Voi in Europa avete l'acqua corrente in casa, l'elettricità, i treni, le metropolitane, insomma, tutte le comodità della vita moderna. Con i miei amici, racconta, non comprendevamo proprio che cosa venissero a cercare gli europei nelle nostre terre. Poi, quando sono venuto in Italia, ho capito. Voi iniziate a guardare l'orologio nel momento in cui aprite gli occhi e siete dominati dalla tirannia del tempo. Per prendere il te, nel deserto, occorre tempo. Ecco che cosa vengono a cercare i turisti da noi. Dopo questa salutare introduzione, passiamo a un primo piatto di cous-cous di verdure, un intermezzo didascalico in cui intervengono due scrittrici, una argentina e l'altra brasiliana, che sono venute in contatto con l'associazione di via Montereale (l'organizzatrice della serata) perché vogliono tradurre un libro per bambini nella lingua dei tuareg. Dai numerosi televisori a grande schermo appesi alle pareti del locale mentre ceniamo si possono seguire immagini che ci raccontano di quel mondo a noi sconosciuto, dove le cose importanti per un uomo sono soltanto: la sua spada, il suo cammello e la sua donna. Un luogo in cui l'acqua si deve chiedere a Dio; il commercio dell'acqua, secondo la visione Tuareg, ci renderebbe poveri tutti. Segue un piatto di carne e si arriva al momento del te. Le regole della buona educazione impongono ai tuareg di non andarsene prima di avere preso almeno 3 bicchieri di te: il primo è aspro come la vita, il secondo è dolce come l'amore, il terzo soave come la morte. Pressantemente sollecitato da una simpaticissima vecchia signora, Ibrahim non può sottrarsi dal cantarci qualcosa nella sua lingua. Ben presto, il canto si trasforma in danza e gli intervenuti sono chiamati a partecipare, proprio dalla vecchia signora, che sale per prima sul palchetto del Pn Box. Al termine della cena, la cooperativa l'Altra Metà, della catena delle Botteghe del Mondo (per un commercio equo e solidale) offre un piccolo omaggio a ciascuna signora, simbolicamente da parte delle donne del Sud del mondo. A noi tocca un graziosissima coppia di paralumi.

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